domenica 16 dicembre 2012

tamandua

Generalità e morfologia: Il Tamandua è un mammifero appartenente alla famiglia dei Formichieri dai quali si differenziano principalmente per le dimensione più ridotte. La specie in oggetto misura in lunghezza totale sino ad un metro, di cui quaranta centimetri spettano solo alla coda, il muso è lungo e tubolare ed il collo breve ed alto. Le zampe anteriori, molto più forti e robuste di quelle posteriori, presentano dita armate di fortissime unghie ricurve. Il corpo è ricoperto da peli molto lucidi e setosi dalla colorazione gialliccia e presenta una caratteristica striscia nera che parte dalla parte posteriore del tronco e si biforca fino alle spalle ed ai lati del petto. Habitat: L’animale abita le foreste dell’America Centrale e Meridionale fino all’Argentina. Vita sociale e comportamento: A differenza del suo parente più prossimo, il formichiere, il tamandua è un arboricolo per eccellenza. Con movenze molto lente e tranquille esso si aggrappa ai rami con le grandi unghie di cui è dotato e scruta con attenzione l’arbusto in cerca di piccoli insetti di cui cibarsi. Se la caccia non va a buon fine il tamandua scende allora sul terreno e come il formichiere va in cerca di formicai e termitai da “assalire”. La sua arma di difesa in caso di eventuali attacchi nemici sono principalmente le grandi unghie che mostra con fare minaccioso, inoltre in caso di estremo pericolo, il tamandua emana anche un odore molto simile a quello del muschio. Per anni la specie è stata minacciata da spietate cacce da parte dell’uomo, infatti la sua pelle è usata per preparare astucci e borse e presso alcune popolazioni dell’America centrale questa veniva usata addirittura come rimedio magico per alcune malattie. Corteggiamento e riproduzione: I tempi e le abitudini sessuali dei Tamandua sono i medesimi dei Formichieri. Come accade per quest’ultimi è durante la primavera che le femmine, dopo una gestazione di circa centonovanta giorni, danno alla luce un solo cucciolo che si nutrirà a lungo di latte materno. Il cucciolo rimane poi aggrappato al fianco della mamma per un tempo relativamente lungo.

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